Il duo Strings & Timpani è formato da Øyvind Hegg-Lunde (batteria e percussioni) e Stephan Meidell (chitarra), due musicisti che collaborano tuttora con moltissime band, spaziando dall’alt-folk (i Junip di José González) al rock psichedelico (Electric Eye), passando per il jazz alternativo (Velkro e Cakewalk).
Inoltre i due hanno suonato insieme nel trio di Erlend Apneseth e in una band chiamata Krachmacher. Non contenti, sotto il nome di The Sweetest Thrill, hanno già pubblicato due album in duo: “Jewellery” (Playdate Records 2012), e “Strings & Timpani” (Klang Kollektivet 2013). In questa prima esperienza insieme come S&T, i due si sono sentiti liberi di improvvisare, espandendo il suono asciutto della formula chitarra/batteria con tessiture di synth ed elettronica che hanno di fatto portato il loro suono verso lidi kraut, post-rock ed in alcuni frangenti perfino world-music.
Il disco si intitola “Hyphen”, ed è stato pubblicato in vinile in edizione limitata (300 copie numerate) dalla Hubro, una piccola etichetta norvegese specializzata in produzioni jazz, ma che non disdegna affatto contaminazioni elettroniche ed altri suoni. Per entrare nel loro mondo, i due si servono di una specie di cavallo di Troia. Il motorik incalzante e reiterato dell’iniziale “New Radio” indica in maniera piuttosto evidente un viaggio a ritroso nel tempo nella Chicago degli anni ’90 in piena zona Tortoise. Questi primi sette minuti risultano presto essere un depistaggio, perché i due zigzagando prendono subito un sentiero alternativo. La nuova pista battuta li porta prima tra astrazioni etniche e suggestioni tribali (“Connecting The Dots” ed un insidioso serpente strisciante intitolato “Follow”), poi a passare attraverso un rumorismo che sfoggia arditi controtempi (la suggestiva “Umpf Collection”). “Step Out” (che apre il lato B e non chiude il lato A come erroneamente indicato sulla copertina) è un microcosmo narrativo di raro gusto ed eleganza, dove chitarra e percussioni si fanno carico di trasportarci verso magici rituali. Lo stesso mesmerismo notturno lo troviamo in “Memories In Orbit”, e nelle sue percussioni etniche che lentamente, ma inesorabilmente, si avvinghiano all’anima viaggiando verso orizzonti sconosciuti.
I due riescono con abilità a sfuggire alla trappola del già sentito, e nonostante dalla descrizione possa sembrare che il loro suono sia freddo come il clima scandinavo, in realtà non è affatto così. Il coinvolgimento emotivo è assicurato dal crescendo di “Secret Passage”, che grazie allo spazio creato dalla chitarra effettata di Meidell sembra davvero aprire un passaggio segreto verso un altro tesoro (quasi) nascosto della musica scandinava, quei Fire! Orchestra che hanno saputo già conquistare cuori ed anime. Ma il duo non si accontenta, vuole portarci addirittura molto lontano per una breve passeggiata a dorso di cammello (“Blooming”), prima di chiudere il cerchio con un altro trascinante numero in bilico tra Can e Tortoise (“Leapfrog”) che vede Hegg-Lunde di nuovo a pestare i tamburi per poi scompaginare nuovamente le carte in tavola, mostrando una volta in più il gusto e la perizia strumentale mai fine a se stessa dei musicisti coinvolti.
In definitiva un gran bel disco composto con intelligenza dal duo di Bergen, capace di citare le proprie influenze senza mai scadere nel revival, anzi, imponendosi nell’abile costruzione di un puzzle sonoro che intriga nel suo continuo ondeggiare tra suggestioni kraut, astrazioni ambient, viaggi interstellari, sequenze desertiche e coinvolgimenti etnici.