“Sin dall’alba delle prime galassie la voce di MoRkObOt risuonava solenne sopra l’atmosfere sature dei pianeti in evoluzione. Dominatore delle forze magnetiche e controllore ancestrale dei flussi di coscienza, MoRkObOt è tornato sulla terra attraverso i suoi tre emissari LIN, LAN, LON brutalmente sottomessi al suo volere. Sul nostro pianeta MoRkObOt si manifesta attraverso quelle sperimentazioni soniche che gli umani chiamano musica. MoRkObOt pervade le menti oscurate di LIN, LAN, LON conducendo le loro note in crudeli e significativi deliri. Venite a nutrirvi del verbo supremo!”
Dietro un’iconografia fantascientifica che negli anni ’60 avrebbe fatto entusiasmare gli spettatori di “Ai Confini della Realtà”, assetati di storie dell’ignoto e che sarebbero stati sicuramente adepti al culto del signore alieno, ma che nel 2016 forse riesce a strappare un sorriso di circostanza, c’è un trio seriamente avventuroso che dal 2005 sforna crudeli e appassionanti battaglie interplanetarie. Ascoltando i Morkobot si viene intrappolati, conquistati dal ritmo lento ma inesorabile dei due bassi che duellano e si sovrappongono creando un denso e scuro substrato su cui si appoggia un drumming incessante e fantasioso. “GoRgO” è il loro quinto album in studio, registrato in soli tre giorni da Giulio “Ragno” Favero (Zu, Teatro degli Orrori, OvO, Butcher Mind Collapse, One Dimensional Man) al Lignum Studio di Padova, e mixato in una settimana senza che necessitasse di un ulteriore lavoro di editing, testimonianza dell’unità creativa del trio.
Già dall’apertura di “Kogromot” veniamo sballottati da una quantità indescrivibile di colpi di batteria, rimpallati dai due bassi che si dividono le frequenze alte e basse, creando un mondo immaginario in bilico tra improvvisazione e struttura. L’abilità tecnica dei tre non risulta mai fine a se stessa, e anche quando il suono si fa meno frenetico il groove non si sfalda, anzi, riesce a compattarsi in un poderoso muro di suono. La furia iconoclasta prende il sopravvento nella battaglia galattica senza esclusione di colpi di “Kologora”, condotta da un ritmo incredibilmente serrato che lascia sul campo di battaglia più corpi delle prime due stagioni del Trono Di Spade. L’hard iniziale di “Gorotka” si trasforma in una specie di inno per guerrieri mutanti, scomposto e tagliente, un incedere mozzafiato in continua mutazione. Un mostro dalle enormi fattezze e dall’incedere inarrestabile chiamato “Ogrog” distrugge tutto quello che trova sul suo cammino, grazie ai colpi apparentemente scomposti e ingovernabili ma sempre a segno di Jacopo LON Pierazzuoli, per poi lasciare il posto ai riffoni matematici hard & heavy che sostengono saldi il bastione di “Kromot” e “Krogor”. Attacchi ripetuti, stop and go, l’intreccio dei bassi di Marcello LAN Bellina, e Andrea LIN Belloni a creare un vortice da cui è impossibile uscire. E dopo averci stordito per bene che pensano di fare questi tre combattenti sonori? Ci investono con uno scuro e lento magma siderale di oltre nove minuti chiamato “Gorog”, un micidiale ed ipnotico doom wave che, se da una parte concede inaspettati attimi di respiro, dall’altra non si stacca più di dosso, come fosse l’implacabile raggio traente lanciato dall’astronave madre dell’entità Morkobot.
I tre amano giocare con gli anagrammi e con le storie fantascientifiche, mettendo su un vorticoso luna park spaziale attraverso il quale sono capaci di creare e distruggere il proprio fluido sonoro grazie all’abilità nel fondere e frantumare i tempi ed i ritmi. Sanno essere iconoclasti come i Lightning Bolt e matematici come i Don Caballero, psichedelici nella loro libera attitudine di spaziare creando incastri ritmici sempre nuovi. Lin, Lan e Lon sono implacabilmente noise, ma capaci nell’ultima traccia di proiettarci in un incantato mistero, facendoci venire l’atroce dubbio che l’entità Morkobot possa davvero esistere e che il nostro scuro destino sia quello di inchinarci al suo volere supremo…
“C’è una quinta dimensione oltre a quelle che l’uomo già conosce; è senza limiti come l’infinito e senza tempo come l’eternità; è la regione intermedia tra la luce e l’oscurità, tra la scienza e la superstizione, tra l’oscuro baratro dell’ignoto e le vette luminose del sapere: è la regione dell’immaginazione, una regione che potrebbe trovarsi ai confini della realtà.” (The Twilight Zone)