erètico: 1. Chi, pur facendo parte di una chiesa o confessione religiosa, si fa promotore, sostenitore o seguace di un’eresia; in particolare chi, essendo membro della Chiesa cattolica, nega pertinacemente o anche soltanto mette in dubbio qualcuna delle verità rivelate o dei dogmi di fede: gli eretici dei primi secoli del cristianesimo; essere condannato come eretico. 2. Persona poco religiosa, miscredente. 3. Chi, in politica o in altro, nel modo di pensare e di giudicare, diverge dalle opinioni e dalle ideologie comuni o da quelle accolte dal gruppo di cui fa parte.
Molti sono stati i personaggi storici che sono stati considerati come eretici, soprattutto dalla chiesa cattolica. Spesso e volentieri erano studiosi, intellettuali con l’unica colpa di farsi domande e di voler allontanarsi radicalmente dalle ideologie ufficialmente accettate. Gran parte di loro sono stati perseguitati, oltraggiati o addirittura giustiziati dal potere costituito, in ragione delle loro idee troppo scomode. Le loro ricerche sono state ignorate, derise o addirittura sminuite ad arte affinché risultassero palesemente false. Solo a distanza di anni, se non addirittura secoli, il lavoro di questi “eretici” che hanno avuto il coraggio di contrapporsi alle verità del sapere ufficiale, è stato rivalutato, anche se questo è successo non per tutti e solo in maniera parziale. Sviluppare un tema così controverso ha intrigato così tanto il poeta-vocalist francese Anne-James Chaton, da convincerlo a chiamare di nuovo il suo decennale amico e sodale Andy Moor (chitarrista dei The Ex e fondatore dell’etichetta Unsounds) e ad aggiungere la chitarra abrasiva di Thurston Moore per dare ancora più forza all’approfondimento di una serie di personaggi radicali ed eretici che hanno caratterizzato la storia recente.
Il progetto “Heretics” è nato inizialmente come rappresentazione teatrale durante un soggiorno che i tre hanno condiviso al porto di Saint-Nazaire nella Loira, ed è stato portato in scena il 28 gennaio 2015 al Théâtre Scène Nationale de Saint-Nazaire. Il successo riscosso a teatro ha trascinato il trio direttamente in studio, portando alla pubblicazione di una splendida confezione che oltre al disco e al libro dei testi unisce anche un ottimo film in DVD intitolato “Journal D’Hérésie / Making Heretics” diretto da Benoît Bourreau, che mostra i tre in sala d’incisione e documenta la realizzazione dell’album nei dettagli. Nonostante le poche prove insieme il trio mostra una certa coesione, con il chitarrismo sonicyouthiano di Moore che riesce, con le sue pennate ruvide e graffianti, a spostare l’asse del suono sul versante avant-rock. Che i tre si siano trovati sulla stessa lunghezza d’onda nel tratteggiare questa serie di personalità considerate come figure eretiche radicali nel pensiero dello scisma, appare chiaro non solo dall’ascolto delle varie tracce, ma anche dalla visione del film, che mostra i musicisti discutere, scherzare, registrare, cancellare e riprendere da capo.
L’interscambio tra i testi e l’elettronica di Chaton e le chitarre di Moor e Moore è fluido e devastante nel dipingere le figure che hanno affascinato questo trio: da Caravaggio a Borroughs, da Dylan Thomas a T.S. Eliot, dal Marchese de Sade a Johnny Rotten. In “Heidsieck’s Chords” Chaton enumera una serie infinita di intellettuali tra cui Albert Camus, Ezra Pound, Giuseppe Ungaretti, Hans Arp, Arthur Rimbaud, Henry Miller, Robert Frost e moltissimi altri, tutti cerchiati sul libro da una lettera di riferimento, mentre in “Érétik”, dopo l’introduzione in spagnolo del poeta francese, sono Moor e Moore a prendere il microfono per declamare altri personaggi che si sono resi colpevoli di eresia religiosa (tra cui L. Ron Hubbard, Rick Warren e molti altri) ed i loro rispettivi demoni che li avrebbero ispirati nelle loro nefande (o presunte tali) azioni (Abaddon, Astaroth, Baal, Lucifero, Belphegor ecc.). La ripetizione e l’elenco sono pratiche care a Chaton, e stavolta risaltano più del solito sia a causa dell’argomento della narrazione, che per il perfetto equilibrio tra i brani più elettronici e cupi (“Poetry Must Be Made By All “) e quelli dove sono le chitarre a far emergere i demoni evocati dai testi (l’iniziale “Toute Ce Que je Sais”). L’aggressiva bordata di riff taglienti ed emorragie vocali talvolta riesce a farsi anche più accessibile e melodica come in “Clair Obscur” o “Coquins Coquettes Et Cocus”. Il centro del disco è “Dull Jack”, dove la ripetizione vocale è appannaggio proprio di Thurston Moore che la interpreta come una specie di mantrico hip-hop, affiancato dalle chitarre fiammeggianti dei suoi due compagni di avventura. Il disco è complesso e mai banale, le chitarre si intersecano creando una densità mutante che sa essere caustica e urlante (come i graffi e i droni di “The Things That Belong to William”), su cui i versi reiterati e perfettamente a fuoco di Chaton diventano una micidiale katana capace di volteggiare e tagliare come solo certe parole sanno fare.
Testi poetici e improvvisazione sperimentale, melodia e noise si alternano, usando nelle varie tracce tutte le diverse combinazioni tra voce, chitarra ed elettroniche. Siano esse usate in solo, duo o trio, riescono perfettamente ad esplorare un tema tanto complesso e difficile quanto affascinante e oscuro. In tutto questo troviamo la splendida dimensione estetica di “Heretics”, nella combinazione tra chitarra noise-rock e spoken words in grado di creare un universo nuovo, misterioso ed estremamente complesso, capace, grazie ad un diverso livello di accessibilità, di poter conquistare nuova popolarità e nuovi (eretici) adepti.