La splendida ristampa del loro esordio del 1984 re-intitolato “La Prima Volta” e uscito lo scorso anno per Plastica Marella era stato solo un appetitoso antipasto.
Il quartetto romano formato da Stefano Galderisi (basso, contrabbasso e noise), Roberto Giannotti (percussioni, voci, elettronica, rumori e oggetti inanimati), Francesco Verdinelli (chitarre, tastiere analogiche, synth e giradischi) e Silvia Brunelli (batteria), torna sulle scene con uno spettacolare nuovo lavoro uscito in sole 300 copie in vinile trasparente e riesce con successo a “dar fastidio a questa desolata penisola degli idioti”, ed è molto difficile dar loro torto.
Pochi, anzi nessuno può stargli dietro in Italia, lo si capisce subito appena parte lo scuro jazz tribale della title track: splendida anticamera del loro mondo, mentre il sassofono dell’ospite Fabrizio Tamburini si espande allungando le sue spire e catturandoci senza pietà. Il Quinto Quarto è storicamente a Roma, il cibo delle classi sociali meno abbienti, quello che restava delle bestie vaccine ed ovine dopo che le parti più pregiate (i due quarti anteriori e quelli posteriori) erano state vendute alle classi più agiate. In poche parole le interiora: trippa, coratella, rognoni, cuore, fegato, cervello e lingua. Il popolarismo romanesco è solo uno degli ingredienti che rendono il piatto dei GustoForte così particolare e a quello che abbiamo già detto “Divino Amore (Con Resilienza Morbosa)” aggiunge un ritmo da lenta danza tribale, mentre sullo sfondo si agitano chiedendo attenzione una chitarra che ora distorce e ora cesella, una fisarmonica che ci porta ancora a ritroso nel tempo e una voce che bisbiglia qualcosa difficile da afferrare. Uno scuro tango che non può lasciare indifferenti.
“MaglianaSettanta (Per Nastro Magnetico)” torna dalle parti dell’apertura ma con un taglio krautrock per chitarra psichedelica, sassofono e voce che sillaba fino a quando parte su un tappeto elettronico la voce da soprano di Simona Scarpati. C’è molto in questo album: sperimentazione, echi jazz, cultura no-wave, psichedelia, percussioni tribali, cultura romanesca. Una vitalità che era linfa vitale della Roma dei primi anni ’70, una Roma che era “rabbia, sangue, creatività, rivoluzione, liberazione e sperimentazione”, una Roma rimpianta e riproposta nella lunga suite che occupa tutto il lato B del disco.
“Natura Morta In Via Cesare Beccaria, 22” infatti altro non è che un omaggio sentito ed ispirato ad uno dei circoli culturali più importanti della capitale in quel periodo storico, la galleria d’arte “L’Attico” del gallerista, regista, artista e scrittore Fabio Sargentini. Tra la fine dei ’60 ed i primi ’70 ne “L’Attico”, Sargentini cercò di creare un ponte culturale che comprendesse musica ed arti visuali tra Roma e New York. A Via Beccaria era facile incontrare tanto Terry Riley, Steve Reich e La Monte Young(storici compositori minimalisti), quanto presenziare alla prima “personale” di Gino De Dominicis, ed era possibile ammirare le opere e parlare con Luigi Ontani, Mario Schifano o Alighiero Boetti (tanto per citare alcuni degli artisti elencati nei sottotitoli dallo stesso quartetto romano). Chissà se il triste fatto che quell’edificio adesso ospiti una discoteca abbia acuito l’indignazione deiGustoForte già arrivata al livello di guardia vista la drammatica situazione politica, sociale e culturale in cui versa il nostro paese.
Quell’indignazione e quella voglia di riprendersi uno spazio culturalmente importante che tracima in questa incredibile suite di urgente ribellione musicale: un compatto muro di jazz, psichedelia, kraut, sperimentazione, oltre 18 minuti dove nulla è lasciato al caso, dove ogni piccolo dettaglio ha la sua importanza, compresa la splendida voce di Edda “Terra” Di Benedetto, degli Albergo Intergalattico Spaziale (uno dei più originali gruppi di avanguardia in Italia negli anni ’70, autori di un unico album autointitolato uscito nel 1978).
Intelligenza, rabbia, capacità strumentale, coraggio; un gruppo che vuole riempire i lunghi anni di silenzio ed il nulla attuale dell’Italia e del suo capoluogo, con un lavoro essenziale e coinvolgente, un lavoro che nel suo piccolo/grande possa armare una importante rivoluzione culturale. E noi siamo ovviamente schierati dalla loro parte. Bentornati GustoForte: mai come in questo momento la musica italiana aveva bisogno di voi!